All'ombra dei ciliegi in fiore (non parlo con chi non guarda gli alberi in primavera)
Una mail di "prova, prova"
Ciao, amici di Substack.
Anche se su LinkedIn ho qualcosa come 300 lettori della newsletter, al mio canale Substack vi siete iscritti tipo in 18.
Non sono forte in statistica, ma qualcosa mi dice che pubblicare le mie newsletter solo su Substack potrebbe essere una mossa sciocca in questo momento: ecco perché ho pensato - invece - di scrivere una newsletter mensile in più, una sorta di pensierino per chi si è fatto lo sbatti di iscriversi qui (grazie).
Me ne pentirò? Certamente. Sarò costante? Assolutamente no. Per fortuna, il mese di marzo mi regala un super tema da affrontare: Hanami.
Ps. questa è anche una mail di prova, giusto per non fare figuracce il 31 marzo: non so ancora usare bene Substack quindi se vedete foto messe a caso o testi sparsi fate finta che sia voluto.
Sono, penso, la persona meno adatta a parlare di Hanami, l’osservazione dei fiori durante la primavera giapponese. Questo perché quando sono stata in Giappone con la mia amica Simona, nel 2017, ho clamorosamente sbagliato il periodo dei sakura, i fiori di ciliegio (Somei Yoshino, poi ci arrivo) trovando a Tokyo gli alberi già spogli e a Sapporo, più a nord, i boccioli ancora chiusi.
Il fiore di sakura mi sfugge, e da diverso tempo.
Dopo essermi persa la fioritura giapponese, ho cercato disperatamente (giuro, non me ne sono fatta una ragione) in Italia gli stessi ciliegi fioriti la primavera successiva.
Così ho scoperto che esistono tantissimi tipi di ciliegi: quelli che si vedono sulla pista ciclabile lungo la Tav verso Magenta, ad esempio, sono dei Prunus cerasifera (o almeno così sembra da qualche breve ricerca online, certi siti web di enti pubblici manderebbero in bestia anche Champollion*) e sono diversi dal Prunus cerasus, che è quello che alla fine di tutta ‘sta manfrina fa effettivamente le ciliegie.
Il vero ciliegio giapponese, la varietà Somei-Yoshino, è però quella dell’Hanami: ha la particolarità di essere molto preciso nella fioritura, oltre ad avere dei fiori di un colore bianco/rosa pallido delizioso da far fluttuare nei cieli dei manga. Così sincronizzati, tutti i ciliegi del Giappone fioriscono insieme ma scanditi per zone in base al caldo, come un’ondata che da sud arriva a nord nel giro di un mese circa. Una ola bianca e rosa, chissà se anche profumata.
Questa cosa la so perché prima di partire per il Giappone ho letto uno dei libri più belli del mondo (iperbole): Autostop con Buddha - viaggio attraverso il Giappone di Will Ferguson. L’autore, un canadese di stanza in Giappone come insegnante d’inglese, decide di seguire “il fronte dei ciliegi” attraverso il Paese, spostandosi insieme all’Hanami. Un’idea che gli darà modo, durante il percorso, di conoscere tante storie e di raccontarle a noi che vorremmo avere la capacità dei giapponesi di godersi le cose effimere in quanto effimere e non nonostante lo siano.
“In quale altro Paese trovereste un promemoria affisso in bacheca nel bar aziendale con su scritto: Tenere pulito il locale, venerdì i bilanci finali e non dimenticate: oggi dopo il lavoro contemplazione dei fiori di ciliegio”.
Le cose effimere a me fanno molta paura, non so a voi.
L’idea di avere tra le mani o negli occhi qualcosa che domani potrebbe non essere più lì può creare una forte sensazione di angoscia, pronta a tramutarsi in nostalgia il giorno in cui, effettivamente, quella cosa se ne sarà poi andata.
Se anche voi sentite forte questa sensazione, forse dovreste come me prendere esempio dai giapponesi. Dico forse perché, alla fine, un po’ di ragione ce l’abbiamo anche noi: tanto per cominciare, i pruni rosa e bianchi lungo la Tav fanno abbastanza schifo, ma adesso che sono sfioriti da due giorni fanno ancora più schifo e non c’è modo, non c’è alcun modo di rivederli nel loro momento migliore se non quello di aspettare un’altra primavera.
Due cose, per chiudere.
Forse nel mio Comune ho trovato un ciliegio che sembra vagamente giapponese, pende un po’ come un salice, però. Esperti di piante, se sapete qualcosa parlate.
Se voi foste degli architetti del paesaggio pagati dal vostro Comune per piantare degli alberi fioriti nelle aree pubbliche, quali scegliereste e perché?
Ci vediamo il 31 marzo, grazie per essere qui.
*Non scrivo chi è, andate a cercare: la vostra cronologia Google ne trarrà giovamento
Sempre con ‘ste cose esotiche… il Giappone… e la Liguria? E la Sicilia?